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AUTONOMIE DELL’ANZIANO E STIMOLAZIONE COGNITIVA

AUTONOMIE DELL’ANZIANO E STIMOLAZIONE COGNITIVA

 

Nella valutazione del declino cognitivo, sia quello fisiologico che quello determinato da una forma di Demenza, particolare importanza è rivestita dall’esame delle autonomie funzionali dell’anziano. Con autonomia funzionale si intende la capacità della persona di soddisfare i propri bisogni, portando a termine in maniera indipendente le diverse attività che caratterizzano la quotidianità. Generalmente tali autonomie vengono distinte in ADL (Basic Activities of Daily Living, attività di vita quotidiana) e IADL (Instrumental Activities of Daily Living, attività strumentali di vita quotidiana).

  • Le ADL sono procedure e abilità che vengono apprese in maniera volontaria nell’infanzia, e che con la pratica divengono automatiche, facendo capo alla memoria procedurale. Questo sistema di memoria viene preservato fino a stadi avanzati di malattia, in quanto non necessita di risorse cognitive. Possiamo definirle come le “attività che normalmente svolgiamo”, come nutrirci, lavarci, vestirci, curarci, lavorare, svolgere le faccende domestiche e rilassarci. Le ADL di base consistono in attività di cura personale che includono: la mobilità funzionale (spostarsi da un luogo a un altro compiendo le attività, salire e scendere dal letto, sedersi o alzarsi dalla sedia); fare un bagno o la doccia (lavare il corpo); vestirsi; nutrirsi in maniera autosufficiente (esclusa la capacità di cucinare, masticare o ingoiare); badare alla propria igiene e cura personale (inclusi spazzolarsi, pettinarsi e sistemarsi i capelli, andare al bagno).
  • Le IADL, invece, sono un insieme di abilità e competenze che necessitano di una pianificazione delle azioni, implicando, dunque, l’utilizzo delle funzioni esecutive, processi cognitivi di alto livello localizzati in sede frontale. Esse non sono necessarie per la funzionalità fondamentale, ma rendono possibile la vita a un individuo all’interno della comunità. Ne sono esempi i lavori domestici, la preparazione dei pasti, l’assunzione dei farmaci come prescritti, la gestione dei soldi, le spese inerenti a cibo e vestiario, l’utilizzo di un telefono o di altre forme di comunicazione, il trasporto all’interno della comunità. La compromissione di queste abilità è, nella maggior parte dei casi, il primo campanello d’allarme della presenza di un cambiamento cognitivo e caratterizza lo stadio lieve di malattia.                                                                                                                      Spesso il caregiver tende, involontariamente, ad accelerare la perdita delle autonomie funzionali dell’anziano, attraverso pratiche di cura standardizzate che rispondono ad esigenze organizzative piuttosto che ai bisogni dell’anziano stesso. Una pratica comune è per esempio il sostituirsi a lui, velocizzando così le attività e contribuendo alla perdita dell’automatismo di certe azioni. Risulta, dunque, necessario rendere consapevoli i carevigers delle conseguenze di questa modalità di approccio, e prendere in considerazione l’utilizzo di programmi di riabilitazione delle ADL attraverso interventi specifici di stimolazione cognitiva che agiscano sulla memoria procedurale, con l’obiettivo di rallentare il grado di dipendenza dell’anziano e di aumentarne la qualità di vita.

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