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L’ARTROSI NELL’ANZIANO

L’artrosi é la forma di artrite più frequente, diagnosticata soprattutto nei soggetti anziani, limitando la loro capacità motoria e condizionando, di conseguenza, un’ ottimale gestione della quotidianità nonché una soddisfacente vita di relazione sociale. Questa malattia colpisce soltanto le articolazioni e in genere interessa le cartilagini, tessuto resistente ma scorrevole che ricopre le ossa, laddove si incontrano a costituire un’articolazione. Una cartilagine sana permette alle ossa di scorrere l’una sull’altra, assorbendo inoltre l’energia rilasciata dallo shock del movimento fisico.

Cosa accade quando insorge la patologia? Il rivestimento superficiale della cartilagine in genere con il passare degli anni si rompe e si usura, per cui le superfici ossee così scoperte si sfregano a vicenda, provocando dolore, gonfiore e perdita di mobilità dell’articolazione.  Le articolazioni maggiormente colpite sono: le mani, il collo, la parte bassa della schiena, le ginocchia e le anche. L’artrite delle mani sembra avere un carattere ereditario, è più frequente nelle donne e in molte si manifesta dopo la menopausa; le ginocchia sono tra le articolazioni più interessate, con sintomi quali rigidità, gonfiore e dolore, sintomi che possono rendere difficile camminare, arrampicarsi, entrare o uscire da una macchina o da una vasca da bagno, per cui l’artrosi delle ginocchia può portare a disabilità; le anche sono un’altra articolazione frequentemente colpita da questa patologia, con sintomi quali rigidità articolare e dolore, percepito talvolta, in questo caso, all’inguine, all’interno coscia, ai glutei e perfino alle ginocchia, limitando il movimento e la capacità di piegarsi; l’artrosi della colonna vertebrale può manifestarsi con rigidità e dolore del collo o della parte inferiore della schiena e in alcuni casi può comprimere i nervi, causando debolezza, formicolii o intorpidimento di gambe e braccia e, nei casi gravi, può anche alterare le funzioni della vescica e dell’intestino. L’artrosi si manifesta in modo diverso da un soggetto all’altro; può evolvere rapidamente, ma in genere i danni articolari si sviluppano gradualmente nel tempo, causando a volte anche una deformazione delle articolazioni. In alcune persone la malattia  é relativamente lieve e interferisce poco con le attività quotidiane, in altre invece causa dolori e disabilità gravi.  Nelle fasi iniziali le articolazioni possono dolere dopo un lavoro o un esercizio fisico; in seguito il dolore può aumentare, con la comparsa anche di rigidità quando ci si sveglia al mattino.  L’approccio terapeutico corretto deve essere innanzitutto personalizzato e tener presente quattro obiettivi fondamentali:
1) controllare il dolore

2) migliorare la funzionalità articolare

3) mantenere un peso corporeo normale

4) avere uno stile di vita sano

 Nel conseguimento di questi obiettivi,  oltre la terapia farmacologica, chirurgica e terapie alternative, un ruolo molto importante e basilare è svolto dall’attività fisica.
É stato infatti dimostrato da numerosi studi scientifici che l’esercizio fisico è uno dei rimedi più efficaci per contrastare l’artrosi. L’esercizio fisico può migliorare l’umore, ridurre il dolore, aumentare la flessibilità, rinforzare il cuore e migliorare la circolazione, contenere il peso corporeo e promuovere una buona forma fisica complessiva.
Quantità e tipo di esercizio fisico dipendono dalle articolazioni sofferenti, dalla stabilità articolare e da eventuali precedenti chirurgici.
Premesso ciò, vengono effettuati esercizi di rinforzo, attività aerobiche, attività incentrate sui gradi di movimento ed esercizi di equilibrio e agilità.
In maniera più specifica è stato dimostrato con dati concreti come un’attività fisica su misura, l’ AFA (Attività Fisica Adattata), può offrire notevoli benefici, contribuendo ad attenuare il dolore e a mantenere la propria autonomia. La stessa rappresenta una valida opzione per chi presenta ridotte capacità funzionali conseguenti a condizioni croniche, ma può giovare anche a persone reduci da un ictus o che devono convivere con malattie come il Parkinson o l’Alzheimer.
Non va confusa con la riabilitazione fisioterapica e nemmeno con la ginnastica dolce o altre forme di esercizio, perché è un’attività personalizzata, finalizzata al recupero della funzione che è deficitaria, con un approccio continuativo nel tempo.

 

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