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L’OSTEOPOROSI NELL’ANZIANO

L’OMS dagli inizi del Duemila ha tracciato una strategia che favorisce una concezione dell’invecchiamento volta al mantenimento delle capacità fisiche, intellettive, lavorative e sociali dell’anziano, non più visto solo come portatore di bisogni, ma anche come una risorsa per la società.
L’attività fisica, in particolare, è un elemento chiave nel raggiungimento degli obiettivi di questa strategia, per la sua capacità di preservare l’indipendenza funzionale nell’età avanzata e di mantenere una buona qualità di vita.
Una delle patologie più frequenti negli anziani, che può essere frenata e rallentata grazie all’attività fisica è l’osteoporosi, una patologia dello scheletro che provoca un indebolimento delle ossa, con conseguente aumento del rischio di cadute. L’osteoporosi negli anziani è purtroppo asintomatica, senza segnali premonitori che facciano presagire l’insorgere della malattia. Purtroppo è una problematica molto diffusa negli anziani, soprattutto perchè la sua prevenzione dovrebbe iniziare in età giovanile, quando si presta meno attenzione alla propria alimentazione e al proprio stile di vita.
La riduzione della massa ossea, dovuta all’invecchiamento, è causata in gran parte dalla perdità di attività delle cellule deputate alla formazione dell’osso. Una chiara evidenza scientifica ha dimostrato che chi pratica esercizio fisico a carico gravitazionale (esercizio in posizione eretta) ha una massa ossea maggiore di un soggetto sedentario. Il raggiungimento e il mantenimento di una massa ossea ottimale dipende però anche da fattori non meccanici, di cui i principali sono: l’ereditarietà, l’apporto di nutrienti e soprattutto di calcio, gli ormoni sessuali.
Da tempo è stato dimostrato che una regolare attività fisica, insieme ad una corretta alimentazione, è fondamentale sia per migliorare la massa muscolare che per prevenire e combattere la fragilità delle ossa. In tal senso è stato riscontrato che chi svolge una corretta e costante attività fisica aumenta i valori della densità minerale ossea in misura maggiore rispetto alle persone sedentarie.
Ciò accade in quanto le contrazioni muscolari e le sollecitazioni dei tendini sulle ossa favoriscono il rimodellamento osseo.
Dopo i trent’anni, soprattutto per le donne, si ha una perdita di massa ossea inevitabile e progressiva. Da qui l’importanza dell’esercizio fisico per rafforzare le ossa, rallentando così il processo che porta all’osteoporosi. Mantenere una buona forma fisica aumenta inoltre la forza muscolare, la destrezza, i riflessi e il senso dell’equilibrio, riducendo in tal modo il rischio di cadute e, di conseguenza, di fratture osteoporotiche.
Pertanto una corretta attività fisica, praticata in modo continuativo con una cadenza almeno bisettimanale, rappresenta un’efficace arma di prevenzione della malattia, nonchè l’elemento fondamentale di uno stile di vita sano, che produce effetti positivi sulla salute sia fisica che psicologica delle persone.
Dunque la mancanza di un’adeguata e costante attività motoria accentua la progressiva perdita del tono-trofismo muscolare (sarcopenia) e del contenuto minerale del tessuto osseo (osteoporosi), problematiche tipiche dell’età avanzata che comportano il rischio di fratture e di immobilizzazione. In particolare nei soggetti sani e fisicamente efficienti l’attività fisica mira a mantenere e migliorare il grado di efficienza fisica; in quelli invece con problematiche correlate all’età, ma ancora autosufficienti nella loro quotidianità, mira a prevenire lo sviluppo di malattie croniche e a favorire un miglioramento delle loro capacità funzionali; nei soggetti “fragili”, infine, lo scopo dell’attività fisica è quello soprattutto di migliorare la qualità della vita e delle capacità funzionali residue, mirando alla riconquista di una maggiore autonomia.
Il programma motorio dell’attività fisica deve sempre tener conto delle condizioni generali complessive dell’anziano, inserendo anche esercizi che migliorano l’equilibrio e la coordinazione, allo scopo di prevenire le cadute.
Inizialmente nell’anziano l’attività fisica deve mirare al graduale recupero della mobilità articolare e del tono-trofismo muscolare, attraverso esercizi di allungamento. Ogni seduta deve prevedere una fase iniziale di riscaldamento, una centrale di esercizio fisico vero e proprio e una finale di defaticamento. La fase di riscaldamento deve preparare il corpo alla fase succesisva; la fase centrale deve mirare ad un aumento dell’efficienza dei grandi apparati: cardiocircolatorio, respiratorio e muscolo-scheletrico; la fase finale è molto importante, poichè ha la funzione di ripristinare la condizione di riposo del corpo, facendo smaltire così i metaboliti prodotti durante l’allenamento.
Certamente la scelta, la disponibilità e la motivazione individuale sono fondamentali per uno stile di vita attivo, ma altrettanto importante e basilare è l’impegno collettivo e intersettoriale, che deve favorire la creazione di contesti di vita facilitanti, affinchè l’attività fisica possa essere parte integrante della vita quotidiana.

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